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giovedì 6 settembre 2012


La stagione rivoluzionaria

Nel 1979 fui nominato dalla CGIL consigliere del CNEL un prestigioso organismo costituzionale che aveva sede in una antico Palazzo di Villa Borghese a Roma composto da rappresentanti di tutte le categorie del lavoro. Vi sono rimasto per quasi un decennio ed avrei potuto continuare a starci se non mi fossi allontanato dalla componente socialista del PSI. Presidente del CNEl era Bruno Storti un grande dirigente sindacale della CISL proveniente dagli statali romani, una persona che assieme a Lama ed a Benvenuto aveva animato la più grande stagione di lotte sociali per obiettivi come il Mezzogiorno, l'occupazione, la casa che l'Italia abbia mai avuto. I grandi scioperi degli anni 70 sono stati l'ultima grande manifestazione di speranza del popolo italiano. Ricordo che a Palermo per lo sciopero sulla casa del 1969 un corteo non aveva avuto la possibilità di muoversi perchè occupava dalla Stazione centrale a Piazza Politema e la gente continuava ad affluire. Chilometri e chilometri di corteo! Non ho mai più visto in vita mia tanta gente per strada, tanta voglia di cambiare. C'è stato un momento in cui l'Italia è stata vicinissima ad un radicale cambiamento politico. Ricordo la mia impressione nel vedere in TV le scene dello sciopero in Calabria. Tutta la popolazione calabrese era per strada! Il Mezzogiorno d'Italia diede il massimo di se. Mostrò una volontà di cambiamento di una intensità assai vicina ad un moto rivoluzionario. In effetti era una rivoluzione senza spargimento di sangue. Una rivoluzione pacifica che nessuno seppe o volle gestire e che ebbe un lungo e tormentoso riflusso fatto di delusioni. I partiti della sinistra ed i sindacati quando il movimento ebbe raggiunto l'acme cominciarono ad organizzarne la ritirata in alvei di "normalità". Mai più la lotta per le riforme sarebbe ricominciata. La borghesia italiana si preparava alle sue vendette sociali e rivalse storiche. Dagli anni ottanta in poi ha cominciato a pretendere la restituzione delle cose che erano state conquistate dai lavoratori nella contrattazione sociale e nella legislazione. Oggi siamo alla vigilia del salario variabile e del lavoro a vita mentre tutte le nuove generazioni del lavoro subiscono le forche caudine della legge trenta.
Lama, Storti e Benvenuto aveva guidato il più grande movimento rivoluzionario del dopoguerra italiano. Sono convinto che Lama volesse davvero i cambiamenti che le folle invocavano. Lama non era il revisionista antesignano della Camusso. Era riformista come potevano esserlo i prinmi riformisti padani dell'inizio del novecento. Ma in Italia i Partiti sono sempre stati i più forti di tutto e lo stesso PCI vedeva con sospetto invidia e con molte riserve il peso che la CGIL aveva nei posti di lavoro e cominciò a giocare allo scavalco a sinistra con la allucinante questione dello O,50, una questione alla quale fu dato un valore simbolico devastante.
Non attribuisco il riflusso e la sconfitta alla sinistra ma non c'è dubbio che nessuno seppe gestire l'immensa opportunità che la storia aveva offerto all'Italia per cambiare nel senso voluto dalla Costituzione. Ma è stata l'effimera apparizione di una bellissima stella in cielo presto coperta dalle nuvole.

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