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giovedì 6 settembre 2012

Ricordo di Vittorio Foa





Ricordo di Vittorio Foa

E' morto quasi centenario. Le cose che ha detto e scritto negli ultimi
anni della sua vita sono state per me una delusione amara. E' stata la resa
di una sorta di follia socialista e libertaria alla ragione. Una ragione
fatta di buon senso che accetta le logiche del mondo e della realtà ed al
massimo si sforza di renderle meno dure. Mi piace molto di più il Foa
intransigente radicale dei diritti dei lavoratori e delle persone che il Foa
che si rende conto che forse non possiamo avere niente di quello che abbiamo
sperato.
Ricordo il suo entusiasmo per la guerra dei sei giorni di Israele e per le
vittorie strepitose del generale Moshe Dajan. A quel tempo davo un valore
positivo ai successi militari di Israele. Eravamo troppo vicini
all'Olocausto e consideravamo con simpatia lo sforzo degli ebrei per darsi
una patria, un facolare. Non sapevamo che questo "focolare" era sottratto
con la forza ed anche l'assassinio ai palestinesi e che si stava creando una
zona di crisi permanente che avrebbe distrutto la pace nel mondo. Ma allora
l'atteggiamento di Vittorio Foa
mi piaceva ed anche quello di Pietro Nenni che, in un comizio fatto a
Palermo, defini gli arabi " predoni del deserto". Il PSI in tutte le sue
articolazioni riformiste o radicali come quella di Foa era sionista! Il
sionismo non si era ancora staccato del tutto dal socialismo.
Una volta
Vittorio Foa venne a Santa Venerina dove avevano la meravigliosa scuola
della CGIL siciliana in una tenuta signorile comprata durante un "volo di
rondini" subito dai proprietari caduti in difficoltà economiche.
Siamo stati insieme a cena in una trattoria del paese. Il cibo era genuino
siciliano eccellente ma non credo che vi abbia prestato attenzione. Mangiava
e parlava. Era un conversatore affascinante. Mi raccontò episodi della sua
vita e quando appena ventenne nel 1930 venne a Palermo per riscuotere un
credito che il padre vantava presso certi commercianti palermitani che erano
riluttanti ad onorarlo. Mi raccontò che ci mise tre mesi per recuperarlo e
che ebbe tempo di capire e conoscere Palermo. Si era negli anni trenta.
Parlava con grande rispetto dei debitori e questo mi colpì.
Le prime grande battaglie al petrolchimico di Gela furono da lui
interpretate e collocate nel contesto di un progetto di rinnovamento del
Mezzogiorno. Ricordo la sua bella immagine in cui parla della struttura
avveniristica del petrolchimico davanti il quale passa un carretto trainato
da un mulo e seguito da una capra attaccata dietro. Il petrolchimico, il
carrettiere e la capra.
Peccato che alla fine della sua vita si sia arreso ad una visione della
politica che lo ha portato nel PD. Un vero peccato per le nuove generazioni
alle quali non si può insegnare di essere giudiziose ma si deve indicare la
via della libertà e del cambiamento. La via dellas "follia" rispetto
l'ordine costituito,. La stessa follia che hanno seguito i nostri padri e le
nostre madri a cominciare da Anna Kulisciof e Filippo Turati.


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